Conosci la storia delle Mary Jane?

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La storia delle Mary Jane è molto curiosa. Infatti, prima di diventare scarpe, sono state un fumetto.

Ancora lontane dai guardaroba di bambine e ragazze di tutto il mondo, all’inizio del 1900 debuttarono disegnate ai piedi di un personaggio di Buster Brown, striscia del New York World firmata ogni domenica da R.F. Outcault, che si chiamava appunto Mary Jane. Il successo fu tale che l’autore decise di vendere ad alcune aziende la licenza per produrle, e il resto è storia.

Nascono così le BHD Mary Jane Shoes, con la Brown Shoe Company.

Il loro successo è anche legato, negli anni ’40, all’apparizione nel film "Piccola stella" di Harry Lachman della bambina prodigio Shirley Temple, che le indossa per una coreografia. 

Prima ancora di quel momento, mentre i ragazzi iniziavano ad abbandonare questo modello, diverse donne cominciarono ad adottarlo nella convinzione che, se l’ancoraggio del cinturino sul collo del piede le aveva rese idonee alla turbolenza di un bambino, con un pochino di tacco sarebbero risultate perfette anche per ballare.

Visto il periodo storico, l’associazione balera-donna e ambiente peccaminoso era automatica ed è così che acquistarono questa duplice valenza infantile ma maliziosa. In breve tempo quel cinturino, che teneva saldo il piede, divenne un’icona sulle piste da ballo dei roaring ‘20s.

E, in effetti, le prime a togliere alle Mary Jane la patina infantile di Shirley Temple che le indossa con calzette bianche e vestitini frou frou, sono proprio le garçonne dei Roaring Twenties, spregiudicate ballerine di charleston che dotano la ballerina con cinturino di tacco, traslandole definitamente nel mondo degli adulti.

Fu poi Mary Quant negli anni '60 ad abbinarle alle minigonne, mentre la supermodella Twiggy ne sfruttava la caratteristica infantile indossandole di colore nero sotto ad abiti grembiule. Successivamente arrivano le versioni in vernice con tacchi bassi e punte affusolate di Courrèges, Yves Saint Laurent e Dior.

Questo ci permette di comprenderne immediatamente la forte connotazione in termini di sensualità ma anche di irriverenza, grazie a delle scarpe che, seppur dal sapore rétro, non hanno mai perso la loro freschezza e contemporaneità proprio per i valori che hanno rappresentato.

Negli ultimi anni le Mary Jane sono state oggetto di importanti rivisitazioni anche da parte di designer piuttosto noti. Questa operazione di restyling ci permette di avere un ventaglio ampissimo di scelta a seconda delle nostre necessità stilistiche. Per farvi comprendere quanto a parità di modello di partenza si possa spaziare in termini di comunicazione, vi porto alcuni esempi: la classica Mary Jane con punta leggermente stondata e tacco medio è una scarpa sensuale, ma in un’accezione più sobria, perfetta per il giorno, dal lavoro in ufficio all’aperitivo, all’occasione più formale ed elegante quale può essere un evento in cui è richiesto l’abito da cocktail o una cerimonia di giorno. La stessa Mary Jane con un tacco alto e più sottile diventa un accessorio molto sexy e malizioso, dal temperamento audace e tutt’altro che discreto, pur mantenendo la sua attitudine elegante e ricercata, che la rende perfetta per occasioni ed eventi serali. Nella sua “declinazione” flat, senza tacco, quella stessa malizia assume i connotati della provocazione un po’ infantile, al limite tra il serio e il giocoso, perfetta per una donna dinamica e grintosa che vuole raccontare la propria sensualità senza prendersi troppo sul serio. E ancora abbiamo le Mary Jane con platform, decisamente più adatte a chi vuole distinguersi con un accessorio che parla di originalità, sperimentazione e al tempo stesso dinamicità. Più o meno sportiva in base all’altezza del tacco, è sicuramente una scarpa che possiamo definire “cool” (odio questo termine, ma sono certa che mi abbiate capita).

 

Quindi, una volta individuata la forma (della tomaia) più indicata alla nostra tipologia di piede, non ci resta che decidere cosa vogliamo raccontare di noi.

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